Un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta, in Canada, ha pubblicato lo scorso aprile, un interessante studio in vitro sull’attività citoprotettiva di vescicole extracellulari (EVs) esprimenti il recettore dell’amilina (AMY1-3) contro la tossicità della proteina ßamiloide.
L’amilina è un ormone prodotto dalle cellule pancreatiche, in grado di formare accumuli simili a quelli caratterizzanti la malattia di Alzheimer. Il recettore dell’amilina appartiene ad una classe di recettori accoppiati a proteine B G ed è un eterodimero composto a sua volta dal recettore della calcitonina e dal recettore modificante l’attività delle proteine.
Dopo l’isolamento da cellule embrionali di rene umano, le vescicole extracellulari esprimenti il recettore AMY1-3 sono state caratterizzate con tecniche di Western Blot, Microscopia elettronica e Dynamic Light Scattering , per determinare il diametro e la presenza di specifiche proteine. In seguito sono state incubate per 48h con cellule di neuroblastoma di topo (N2a) in presenza di oligomeri di ßamiloide solubili.
Ciò che si è osservato è stata una riduzione della citotossicità della ßamiloide e di conseguenza una maggiore sopravvivenza delle cellule N2a in presenza di EVs, in particolar modo di EVs esprimenti il sottotipo di recettore AMY3; tutto ciò grazie ad una forte affinità di legame tra il recettore stesso e gli oligomeri di ßamiloide.
Un’ulteriore conferma è stata ottenuta pre-trattando le AMY3 EVs con un ligando antagonista al recettore dell’amilina e incubandole come precedentemente descritto. In questo caso si è notata una leggera diminuzione della capacità citoprotettiva delle EVs.
Un altro importante risultato, ottenuto dal gruppo di ricercatori, è stato osservato in seguito all’ induzione del Potenziamento a Lungo Termine (LTP) ippocampale, sinonimo di plasticità sinaptica, in fettine di ippocampo di cervello di topo ed in presenza di ßamiloide. In questo caso sono state incubate EVs esprimenti il recettore dell’amilina ed EVs non esprimenti tale recettore. Il risultato è stato un miglioramento del Potenziamento a Lungo Termine solo dopo la perfusione di EVs esprimenti il recettore AMY3. Questo dato è stato successivamente confermato dall’utilizzo di topi con una deplezione genetica del recettore della calcitonina e dalle loro cellule, le cui EVs mostravano una minor affinità di legame con la ßamiloide.
Questi esiti sono da considerarsi davvero promettenti poiché aprono la strada ad un valido e nuovo target terapeutico per l’Alzheimer!
Qui il link all’articolo: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0267164